L’opera figurativa è materia. Materia che parla. Che parla di qualcosa e di qualcuno: di sé stessa, di chi la mette in forma, di un pensiero, di un sentire. E parla a qualcuno, o, forse meglio, con qualcuno: che la guarda, o comunque la percepisce. Nella sua materialità, ma anche, spesso, oltre questa. Lo scarto non è nella materia, ma nello sguardo di chi la osserva. Per questo può congiuntamente e simultaneamente, esserci, cioè apparire, e non esserci, nascondersi, o forse riuscire a negarsi proprio nel suo lasciarsi solo intravedere, quasi in controluce. Per questo l’arte è forse il primo approdo dello scarto, che lì può forse più facilmente mettere sé e l’occhio in discussione con il suo stesso mostrarsi.

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Gardens under the bridge – Giardini sotto il ponte

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Gardens along the river – Giardini lungo il fiume

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Coloured glasses – Vetri colorati

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Holiday’s dream – Il sogno di una vacanza

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Under the rain – Sotto la pioggia

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Among old woods – Tra vecchi legni

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The river of memories – Il fiume dei ricordi

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On this side – Al di qua